Divinità Indiane. Guida alle principali divinità dell’induismo

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Divinità Indiane. Guida alle principali divinità dell’induismo

Oggi vi proponiamo una guida insolita che vi arricchirà lo spirito e la mente. Parleremo dell’induismo e vi descriveremo le divinità basilari di questa religione che stuzzica la curiosità di molti occidentali ….anche la vostra magari 🙂

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L’Induismo non ha un fondatore o un profeta, è una filosofia di vita, un modo di vivere. Il fulcro del pensiero induista è basato sul concetto di “Karma” e “Dharma”, il primo indica il susseguirsi delle azioni che, se saranno buone, incarnazione dopo incarnazione condurranno al congiungimento con l’ Essere Supremo. Il Dharma invece mostra il dovere, la virtù; le leggi che regolano la società, i rapporti di ogni individuo con gli altri.

La religione induista ha un iconografia molto ampia rappresentata da una serie di diversi Dei adorati dai fedeli. Non possiede un unico Dio, non ha una gerarchia religiosa e non pretende dai propri aderenti una professione di fede ( come invece fanno moltissime religioni monoteiste….purtroppo).

E in questa guida ci soffermeremo proprio sulle principali divinità induiste 🙂

buona lettura

l'Induismo

(Clicca sull’immagine per ingrandirla)

 

1) Ganesha il Dio elefante

L’amato dio elefante, popolarmente conosciuto come Ganesha, Ganesh o Ganapati, ha da sempre affascinato gli uomini di tutto il mondo e di tutte le epoche.

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Ganesha o Ganesh (Sanscrito गणेश IAST Gaṇeśa) è una delle rappresentazioni di Dio più conosciute e venerate; figlio primogenito di Shiva e Parvati, viene raffigurato con una testa di elefante provvista di una sola zanna, ventre pronunciato e quattro braccia, mentre cavalca o viene servito da un topo, suo veicolo. Spesso è rappresentato seduto, con una gamba sollevata da terra e ripiegata sull’altra, nella posizione dell’alitasana. Solitamente il suo nome è preceduto dal titolo di rispetto induista, Shri.

La figura di Ganesha è un archetipo carico di significati che rappresentano uno stato di perfezione, e il modo per raggiungerla; Ganesha è infatti il simbolo di colui che ha scoperto la Divinità in sé stesso.
Egli è il perfetto equilibrio tra energia maschile (Shiva) e femminile (Shakti), tra forza e dolcezza, tra potenza e bellezza. Simboleggia inoltre la capacità discriminativa che permette di distinguere la verità dall’illusione, il reale dall’irreale.

La testa d’elefante simboleggia fedeltà, intelligenza e potere discriminante;

Larghe orecchie denotano saggezza, capacità di ascolto e di riflessione sulle verità spirituali;

La proboscide ricurva sta ad indicare le potenzialità intellettive, che si manifestano nella facoltà di discriminazione tra reale ed irreale;

Sulla fronte ha raffigurato il Tridente (simbolo di Shiva), che simboleggia il Tempo (passato, presente e futuro), ne attribuisce a Ganesha la padronanza;

Il ventre obeso è tale poiché contiene infiniti universi, rappresenta inoltre l’equanimità, la capacità di assimilare qualsiasi esperienza con sereno distacco, senza scomporsi minimamente;

La gamba che poggia a terra e quella sollevata indicano l’atteggiamento che si dovrebbe assumere partecipando alla realtà materiale e a quella spirituale, ovvero la capacità di vivere nel mondo senza essere del mondo;

Le quattro braccia di Ganesha rappresentano i quattro attributi interiori del corpo sottile, ovvero: mente, intelletto, ego, coscienza condizionata;

In una mano brandisce un’ascia, simbolo della recisione di tutti i desideri, apportatori di sofferenza;

Nella seconda mano stringe un lazo, simbolo della forza che lega il devoto all’eterna beatitudine del Sé;

La terza mano, rivolta al devoto, è in un atto di benedizione (abhaya);

La quarta mano tiene un fiore di loto (padma), che simboleggia la più alta meta dell’evoluzione umana.

 

 

2) Shiva

Egli concorre a tutti gli aspetti della vita dell’aspirante spirituale, qualunque sia il suo percorso, aiutandolo e supportandolo sia sul piano fisico sia su quello sottile e causale.

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Siva, anche detto Shiva (Devanagari शिव, IAST Śiva), è uno degli aspetti di Dio per la religione induista, nonché la terza Persona della Trimurti (detta anche, con un parallelismo piuttosto forzato, Trinità indù, composta da Brahma, Vishnu e Shiva), all’interno della quale è conosciuto sia come Distruttore che come Creatore. Shiva, inoltre, è il supremo aspetto di Dio presso lo Shivaismo, una delle due principali confessioni devozionali monoteiste contemporanee (l’altra è il Vaiṣṇavismo, monoteismo di Vishnu).

Sebbene sia definito “il distruttore”, o piuttosto “colui che ricrea”, Shiva è considerato – insieme a Vishnu – uno dei Deva più benevoli.

In netta contrapposizione con il suo aspetto “distruttivo”, Shiva è considerato una delle deità più benefiche e potenti tra tutti i Deva del pantheon induista. Lo stesso nome Shiva letteralmente significa “il buono”, “il generoso”; mentre altri due epiteti con cui è spessissimo invocato, ovvero Śankara e Śambhu, significano “benefico” o “beneaugurale”. Un altro dei suoi nomi è Ashutosh, il che significa colui che trova piacere dalle piccole offerte, oppure colui che dà molto in cambio di piccole offerte.

E ora analizziamo i vari elementi del corpo di Shiva:

Il terzo occhio, l’occhio della saggezza e dell’onniscienza, in grado di vedere al di là della semplice manifestazione. Questo attributo è associato alla ghiandola pineale e alla dirompente e indomita energia di Shiva che distrugge il male ed i peccati;

Sulla fronte porta un crescente di luna; si trova vicino al terzo occhio e rappresenta il potere del Soma, l’offerta sacrificale, ad indicare che egli possiede sia il potere di procreazione, sia quello di distruzione. La luna è anche simbolo della misurazione del tempo; il crescente dunque simboleggia il controllo di Shiva sul tempo.

Dalla sua testa sprizza uno zampillo d’acqua, che è il Gange, il più sacro di tutti i fiumi sacri. Shiva (consapevole che il Gange, nella sua potenza, avrebbe distrutto la Terra) permise solo ad una piccola parte del grande fiume di zampillare dalla sua testa, per attraversare la Terra e portare acqua purificatrice agli esseri umani.

Ha i capelli arruffati (Juta Jata), il cui fluire identifica Shiva con il signore del vento (Vayu), che vive in forma sottile come respiro, presente in tutti gli esseri viventi. Shiva è dunque il respiro vitale di ogni creatura.

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Ha un cobra intorno al collo; Shiva è al di sopra dei poteri della morte ed è spesso l’unico supporto nei momenti di estrema sofferenza; egli ingoiò il terribile veleno Halahala (o Kala Kuta) per evitare che lo stesso contaminasse l’universo. Si dice che Parvati, per evitare che il marito si avvelenasse, gli legò un cobra attorno al collo; ciò trattenne il veleno nella sua gola, che divenne blu. Il cobra mortale rappresenta l’aspetto di vincitore della morte che Shiva conquistò in questo modo. Il cobra rappresenta anche l’energia dormiente, chiamata Kundalini, il potere del serpente.

Il suo corpo è cosparso di ceneri funerarie (bhasma), che simboleggiano – oltre alla purezza e la distruzione del falso – la filosofia della vita e della morte, indicando il fatto che nella morte vi sia la realtà ultima della vita.

La pelle di tigre simboleggia l’ego e la lussuria da lui uccisi, invece quella di elefante rappresenta l’orgoglio e quella di cervo rappresenta il moto frenetico e incessante della mente, e Shiva indossa la sua pelle per indicare che egli ha controllato perfettamente la mente.

In una mano regge il Tridente a tre punte, detto Trishula, un simbolo che può avere varie interpretazioni: le tre funzioni della Trimurti: creazione, preservazione e distruzione; tenendolo nella mano Shiva indica che tutti e tre gli aspetti sono in suo controllo. Come arma, il tridente simboleggia lo strumento per punire i malvagi su tutti e tre i piani: spirituale, sottile e fisico/grossolano. La supremazia di Shiva sul tempo: le tre punte rappresentano il suo controllo su passato, presente e futuro.

In un’altra mano tiene il tamburo (detto damaru), l’origine della parola universale , ovvero la fonte di tutte le lingue e di tutte le espressioni, nonché simbolo del suono stesso e quindi della creazione.

3) Kali

Vieni, Madre, vieni!
Perché terrore è il Tuo nome,
La morte è nel Tuo respiro,
E la vibrazione di ogni Tuo passo
Distrugge un mondo per sempre.Vieni, Madre, vieni!
La Madre appare
A chi ha il coraggio d’amare il dolore
E abbracciare la forma della morte,
Danzando nella danza della Distruzione.

Vivekananada

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Presso la religione induista, Kali (sanscrito Kālī, in Devanagari काली) rappresenta l’aspetto guerriero di Parvati, la consorte di Śiva, una divinità dalla storia lunga e complessa. Nonostante sia grossolanamente identificata come simbolo di oscurità e violenza, in realtà è una divinità benefica e terrifica al tempo stesso, dotata di numerosi attributi dal profondo significato simbolico: la carnagione scura rimanda alla dissoluzione di ogni individualità; la nudità della dea rappresenta la caduta di ogni illusione; il laccio con cui prende le teste per mozzarle rappresenta la caducità di tutto ciò che esiste; le quattro braccia reggono strumenti di distruzione e purificazione; al collo indossa una collana fatta con i teschi di Asura (demoni).

È conosciuta anche come Devi (la dea) e Mahadevi (la grande dea) e assume aspetti diversi: Sati (la donna virtuosa), Jaganmata (la madre del mondo), Durga (l’inaccessibile).

Inviata sulla Terra per sgominare un gruppo di demoni, iniziò ad uccidere anche gli esseri umani. Per fermarla, Śhiva si distese fra i cadaveri; quando la dea si accorse che stava per calpestare il proprio marito, interruppe la sua furia.

La città di Calcutta deve il suo nome al termine Kalighat (i gradini di Kalì) che servono ai fedeli per scendere al Gange.

Kali è il genere femminile della parola sanscrita kala che significa tempo ma anche nero. Per questo motivo il suo nome è stato più volte tradotto come Colei che è il tempo o colei che consuma il tempo o la Madre del tempo e infine colei che è nera. L’associazione al colore nero della dea è in contrasto con suo marito Shiva, il cui corpo è ricoperto di cenere bianca (in sanscrito śmaśan).

4) Parvati

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Parvati (devanagari पार्वती, sanscrito Pārvatī) è una dea dell’induismo, consorte di Shri Śiva.

In molte interpretazioni delle Scritture induiste, Parvati è considerata rappresentazione di Shakti nel suo aspetto terrifico come Durga e Kali (la Nera che tutto divora), quindi Mater dorata ma anche “oscura”. Inoltre, allo stesso modo in cui Śhiva rappresenta allo stesso tempo la distruzione e la rigenerazione, la coppia insieme rappresenta sia la forza della rinuncia e dell’ascetismo, sia le gioie matrimoniali. Parvati, inoltre è considerata come la madre del dio dalla testa d’ elefante: Ganesh o Ganesha.

5) Vishnu

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Presso la religione induista, Vishnu (devanagari विष्णु, IAST Viṣṇu) è uno degli aspetti di Dio, nonché la seconda Persona della Trimurti (chiamata anche Trinità indù, composta da Brahma, Vishnu e Shiva), all’interno della quale è conosciuto come il Conservatore. Viene più comunemente identificato con le sue incarnazioni, gli avatar, in particolar modo con Krishna e Rama.

vishnu è considerata una divinità onnicomprensiva, avente diversi aspetti. È conosciuta, sia come purusha, mahä purusha o paramätma, l’Anima Suprema, sia come sheshin o Totalità, nella quale sono contenute tutte le anime. Rappresenta anche Bhagavat dove il termine bhâga significa Gloria Divina.

Vishnu possiede sei qualità divine:

  • jñäna (onniscienza)
  • aishvarya (autorevolezza)
  • shakti (potenza)
  • bala (energia)
  • vërya (immutabilità)
  • tèjas (lucentezza)

 

6) Brahma l’architetto dell’universo

Brahma

Presso la religione induista, Brahma o Brama è uno degli aspetti di Dio, nonché la prima Persona della Trimurti (chiamata anche Trinità indù, composta da Brahma, Vishnu e Shiva), all’interno della quale è conosciuto come il Creatore.

Brahma non deve essere confuso con Brahman; mentre quest’ultimo rappresenta l’aspetto di immutabilità, di infinito, di immanenza e di realtà trascendente, l’Origine divina di tutti gli esseri, Brahma ne è un agente, così come le altre divinità personificate; è un aspetto di Īśvara, il Brahman con attributi, fondamentalmente ego-consapevole.

Brahma è il primo essere a venire creato all’inizio di ogni ciclo cosmico (o kalpa), è la prima manifestazione del Brahman e per questo viene considerato l’architetto dell’universo, il padre di tutti gli esseri.

Le raffigurazioni di Brahma presentano vari elementi, ognuno dei quali ha una sua valenza ed un suo proprio significato: è tradizionalmente rappresentato con quattro teste, quattro facce e quattro braccia e anche quattro gambe, dove ogni testa è intenta a recitare uno dei quattro Veda.

Nelle quattro mani tiene: un bicchiere contenente acqua, utilizzato per creare la vita; un rosario usato per tenere conto dello scorrere del tempo; il testo dei Veda; un fiore di loto.

 

Queste sono le principali divinita induiste 🙂

Spero che questa guida vi sia piaciuta e vi abbia fatto venire interesse verso questa magnifica religione.

Per ogni dubbio, chiarimento o approfondimento non esitate a commentare!

V.